Gli itinerari

Gli itinerari promossi nel cuore arbëreshe del Pollino calabrese hanno l’intento di far scoprire quelle peculiarità identitarie uniche di questo territorio. Essi ci portano alla scoperta di quei saperi della cultura arbëreshe che, immutati da 500 anni, ci tramandano e ci ripropongono tradizioni, folklore e sapori all’interno di un palcoscenico naturalistico esclusivo.

# Itinerario 1 - Entità Arbëreshe tra Storia e Arte
# Itinerario 2 - Quando le Tradizioni diventano Folklore
# Itinerario 3 - La Natura che Incanta
# Itinerario 4 - Quando l’Eno-Gastronomia diviene Estasi dei Sensi


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Itinerario 1 - Entità Arbëreshe tra Storia e Arte

Il percorso ha inizio da Civita e attraversa tutti i comuni arbëreshe della Comunità Montana del Pollino fino ad Acquaformosa, alla riscoperta della storia e delle risorse architettoniche ed urbanistiche dei borghi.

Primo giorno: in mattinata, subito dopo l’arrivo, inizio del percorso

L’ itinerario parte da uno dei centri Arbëreshe più affascinanti della provincia di Cosenza, Civita, borgo dai più svariati e curiosi comignoli posto a 450 m.s.l.m. Peculiarità interessante è quella dell’abitato, caratterizzato da tre rioni principali. La caratteristica urbana più importante è costituita dalla gjitonia, microsistema del vicinato intorno a cui ruota ancora oggi la vita del paese (www.parcodelpollino.it). Il borgo fu fondato al tempo della migrazione albanese in Calabria (sec. XV) da un gruppo di profughi che iniziarono ad insediarsi in località S. Salvatoris, detto dagli albanesi Cifti, cioè nido d’aquila. L’insediamento, fortemente caratterizzato da edifici di matrice popolare, sia in area urbana che rurale, conserva comunque emergenze architettoniche religiose e civili, nonché poche altre strutture industriali ridotte ad archeologia.

Si consiglia la visita non guidata delle seguenti strutture:

  • La Chiesa di Santa Maria Assunta, edificata tra il XVII e XVIII secolo, è un edificio in stile barocco con pianta a croce latina a tre navate; le decorazioni interne sono del periodo tardo barocco;
  • Le Cappelle della Consolazione e di San Antonio, perfettamente incastonate nel centro storico, risalenti al XVI secolo;
  • Le fontane del paese, interamente rivestite in pietra locale: quella di sopra (Kroi lat), quella del mezzo (Kroi ndë mest) e quella della Piazza (Kroi qacës), risalenti alla seconda metà dell'Ottocento;
  • La "Filanda Filardi", edificio industriale realizzato sullo strapiombo del tratto terminale del Raganello, a pochi metri da quello che era il Ponte del Diavolo. Anticamente azionata dall'acqua di caduta di due grosse vasche, forniva energia per la produzione di matasse di lana; la materia prima veniva data dalle greggi di pecora presenti tra i pascoli del Pollino. La struttura, oggetto di un recente restauro, è divenuta sede di un ecomuseo.                                  

Subito dopo Civita, dove si consiglia di soggiornare almeno una notte, ci trasferiamo presso il borgo di Frascineto, situato nel territorio del Parco Nazionale del Pollino, ai piedi del Dolcedorme, a 490 m.s.l.m. La comunità albanofona di Frascineto, ben si presenta nel suo particolare contesto ambientale. A nord-est la parete rocciosa, denominata Piccole Dolomiti, sovrasta l’area urbana di Frascineto ed Ejanina. I vigneti della zona sottostante definiscono, a sud, un’estesa zona pianeggiante. Dominante a nord la presenza del massiccio del Pollino e della Manfriana.

Si consiglia la visita non guidata delle seguenti strutture:

  • La Chiesa di Santa Maria Assunta , ristrutturata ed ampliata nella seconda metà del XVII secolo ed inaugurata intorno al 1767. La pianta è a croce latina con interno a navata unica in stile barocco;
  • La Cappella di S. Lucia, ricostruita su una struttura preesistente, a croce latina e in stile barocco.
  • La Chiesa di San Basilio Magno (Ejanina), risalente al secolo XVIII, con cupoletta esagonale, pianta a croce latina, a navata unica in stile barocco;
  • Il Santuario della Madonna di Lassù, risalente al X-XI sec,( presenti al suo interno le due pareti inglobate nella roccia, alcune celle adibite per la contemplazione dei monaci ed un’acquasantiera);
  • La Chiesa di S. Pietro (X sec.): monumento nazionale, presenta la cupola (con calotta a gradoni concentrici rastremati e coperti di tegole), il presbiterio e la parte absidale in stile bizantino. La pianta è a croce latina.

 Nel pomeriggio visita guidata a:

  • Museo delle icone e della Tradizione Bizantina;
  • Museo del Costume arbëreshe in miniatura;
  • Museo della Biodiversità;
  • Museo Etnografico arbëreshe (Argalia/il Telaio);
  • Mostra fotografica permanente presso la casa canonica (foto d’epoca).

Seconda giornata di soggiorno

A circa 15 km da Frascineto vi è il piccolo borgo di San Basile, sito a 540 m.s.l.m.. La nascita del paese è da mettere in relazione con la presenza del monastero di S. Basilio Craterete fondato tra la fine del X e gli inizi dell'XI sec. da parte di monaci bizantini. Intorno al cenobio ben presto si costruì il primo nucleo di abitazioni. Alla fine del XV sec. profughi albanesi giunsero nella zona e si aggregarono al borgo, fino ad allora scarsamente popolato.

Si consiglia la visita non guidata delle seguenti strutture:

  • La Chiesa di S. Giovanni Battista, a croce latina con tre navate, edificata nel 1781. Al suo interno sono conservate due tele del '600 raffiguranti S. Basilio e la Vergine che protegge il paese ai suoi piedi, una statua di S. Gennaro in legno d'ulivo del '700 e le antiche campane del monastero del Colloreto;
  •  Il Monastero di S. Maria Odigitria, originariamente del sec. X-XI e ristrutturato nel 1956, già ex sede del seminario Benedetto XV. La biblioteca, presente al suo interno, raccoglie oltre 8000 volumi di carattere letterario, storico e religioso;
  •  La Cappella gentilizia della famiglia Bellizzi, semplice nella forma ma molto decorata in stile barocco, con statue di pregevole fattura di varie dimensioni, visitabile dipendentemente dalla disponibilità dei proprietari.

Pernottamento in loco presso una delle strutture ricettive aperte oppure, in alternativa,  in un comune limitrofo, quale Castrovillari, dove è possibile trovare una più ampia offerta di hotels, agriturismi, b&b e ristoranti.

Terza giornata di soggiorno

A circa 12 km da San Basile troviamo Firmo, sito a 369 m.s.l.m.. Già appartenuto al Principe di Bisignano e ai Padri Domenicani di Altomonte, dal XVI secolo fu riedificato e popolato dagli albanesi. Diviso in due contrade, Firmo soprano e Firmo sottano, in seguito, nel 1811, i due casali si unirono in un solo villaggio.

Si consiglia la visita non guidata delle seguenti strutture:

  • La Chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta in Cielo, risalente al XIX sec., a pianta rettangolare con tre navate. Originariamente era una chiesa latina, solo successivamente fu trasformata in una di rito greco-ortodosso, con la creazione di una bellissima iconostasi. Sul campanile a pianta quadrata, su cui poggia una cella ottagonale, sono poste due campane e l'orologio comunale. L'interno è decorato con stucchi e forme neoclassiche,
  • La Cappella della Madonna di Aprile, risalente al 1650, edificata in seguito ad eventi miracolosi;
  • La Cappella di Santa Lucia, costruita alla fine dell'ottocento come cappella votiva e situata nella zona rurale;
  • Il Convento dei Domenicani, punto di riferimento storico per la nascita del paese, ha un'estensione di 1400 mq per un totale di 17 stanze ripartite su 2 piani ed esternamente circondato da un giardino di 2000 mq. Si presenta con una corte centrale racchiusa su tre lati dalle facciate dell'edificio e al suo centro si apre un portale con arco a tutto sesto.

Nel pomeriggio visita guidata a:

  • Palazzo Barone: edificato nel XVII sec., residenza baronale dei Salituri;
  • Palazzo Gramazio : costruito nel XIX sec. e situato nel centro storico;
  • Palazzo Martino: nato nel 1899, custodisce al suo interno preziosi mobili e suppellettili.

A due passi da Firmo è situato il borgo di Lungro, disposto alle falde del monte Petrosa, a 600 m.s.l.m. e fiancheggiato da due fiumi: il Galatro e il Tiro. La veduta è ampia e si estende sino alla piana di Sibari.
Noto già in epoca medievale col nome di Lungrum, dove vi era una delle più importanti miniere di salgemma del sud Italia, fu ripopolato nel corso del secolo XV da alcune famiglie di profughi albanesi. Dal 1919 sede della prima Eparchia di rito greco-bizantino.

Si consiglia la visita non guidata delle seguenti strutture:

  • La Cattedrale di San Nicola di Mira, finita di costruire nel 1825 e divenuta cattedrale nel 1919. La pianta, romano-barocca, è a croce latina;
  • La Chiesa di S. Maria di Costantinopoli o dell’Icona, risalente ai primi anni del XVI sec. Fu la prima chiesa edificata dagli albanesi di Lungro in onore della Madonna Odigitria;
  • La Chiesa della Beata Vergine del Carmelo, risalente al XVII sec. e appartenente al convento del Carmine. Presenti al suo interno una tela raffigurante la Vergine del Carmelo ed una statua lignea;
  • La Chiesa di Sant’Elia, edificata alla fine del XVII sec., particolarmente frequentata dal lungresi nel corso del Risorgimento.
  • Palazzo Damis: risalente al XVI sec., oggi adibito a Museo Territoriale del Risorgimento;
  • Museo dell’Eparchia.

Pernottamento in loco presso una delle strutture ricettive del luogo oppure, in alternativa,  in un comune limitrofo, quale Altomonte, dove è possibile trovare una più ampia offerta di hotels, agriturismi, b&b e ristoranti.

Quarta giornata

Il percorso si conclude con la visita al piccolo borgo di Acquaformosa, situato a 756 m.s.l.m. Alla fine del XV sec. un gruppo di profughi albanesi venne accolto nell'abbazia cistercense di S. Maria del Leucio; le prime capanne si raccolsero intorno a una chiesetta, l'attuale cappella di S. Maria della Concezione, e costituirono il primo nucleo del centro abitato.

Si consiglia la visita non guidata delle seguenti strutture:

  • Il Santuario di S. Maria del Monte, probabilmente risalente al IX-X secolo, sorto come luogo di ritiro dei Cistercensi. Il Santuario, sito a 1430 metri di altezza, è distante circa sette chilometri dal centro abitato. Rappresenta un semplice esempio di edilizia religiosa rurale consistente in una costruzione a due piani comprendente la cappella. La facciata è composta di un portico d'ingresso e della cella campanaria;
  • La Chiesa di S. Giovanni Battista, patrono di Acquaformosa, costruita nel 1500, fu completamente rasa al suolo e ricostruita tra il 1936-38. Sono conservati importanti dipinti attribuiti a Marco Pino Da Siena (fine '500), ed inoltre, si può ammirare il coro ligneo del '600, composto da tredici stalli di noce finemente scolpiti e una porta lignea dello stesso periodo intagliata con figure di aquile bifronti. Verso la fine del XX sec. per volere dell’allora parroco papàs Vincenzo Matrangolo, l’artista Biagio Capparelli, di Acquaformosa, fu incaricato di impreziosire  per intero l’interno della chiesa con mosaici della tradizione bizantina, creando un imponente catechismo visivo;
  • La Chiesa dell’ Immacolata Concezione, primo oratorio degli albanesi di Acquaformosa, costruita agli inizi del XVI sec. e successivamente ampliata, al cui interno è possibile ammirare una serie di affreschi realizzati in periodi diversi;
  • Chiesa dell'Addolorata del XVIII sec..

Visita guidata nel pomeriggio a:

  • Palazzo Capparelli del XVIII sec.;
  • Palazzo Buono del XVIII sec.;
  • Palazzo Rossano del XVIII sec.;
  • Museo di Arte Sacra.

Fine del percorso e trasferimento in aeroporto di Lamezia Terme e presso le stazioni ferroviarie di Sibari, Paola o Castiglione Cosentino.


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Itinerario 2 - Quando le Tradizioni diventano Folklore

Il percorso parte da Civita  e attraversa tutti i comuni arbëreshe della Comunità Montana del Pollino fino ad Acquaformosa, alla scoperta delle  tradizioni e degli eventi religiosi, “le feste di paese”.

Una o più giornate di visita e soggiorno, a seconda del periodo di arrivo.
(N.B.: percorso valido solo durante i giorni di festività)

Le feste di Civita hanno inizio a Febbraio con i festeggiamenti in onore del santo patrono, S. Biagio,  durante i quali vengono distribuite vivande ai partecipanti. Il mercoledì dopo Carnevale, vi è la celebrazione delle "Ceneri", durante la quale uomini, donne e ragazzi completamente vestiti di bianco entrano nelle case in assoluto silenzio, facendosi precedere dal solo suono di un campanello, per gettare un po' di cenere sul palmo della mano di ognuno. Durante la Settimana Santa (Java Madhe) particolari sono i canti popolari arberëshë, le "kalimere", che rievocano la passione e la morte di Cristo. All'alba della domenica di Pasqua si svolge una sacra celebrazione, la "Fjalza mir" (la Parola Buona), che rappresenta l'entrata nel Tempio di Cristo. La messa di San Giovanni Cristomo è celebrata in greco o in albanese. Il martedì di Pasqua si danza la "Vallja"; un ballo in piazza praticato in costume tipico da giovani e meno giovani, i quali cantano in coro i "Vjershe". La "Vallja" con fantasiose evoluzioni ed improvvisi spostamenti avvolgenti imprigiona qualcuno del pubblico, meglio se "letir" (italiano), che paga al bar il proprio riscatto. Nei primi tre giorni di maggio si realizzano i "kaminet", falò nei quali dal tramonto si brucia, nei vari rioni, solo il lentischio (dushku). Durante il Ferragosto arbëreshë si svolgono giochi e gare per celebrare la Madonna della Pietà; ai vincitori vanno le tradizionali "kulacet", torte portate dai fedeli in Chiesa. Il 15 agosto si celebra la festa della Madonna della Pietà con processione religiosa, nel pomeriggio si svolgono i giochi popolari in onore della Madonna.
Le feste di Frascineto hanno inizio il primo dell’anno con i festeggiamenti del  Santo patrono San Basilio Magno, con   processione ad Eianina. Due settimane prima dell’inizio della Quaresima vi è la “Settimana dei defunti” con celebrazione della Santa Messa nello spiazzale del cimitero il sabato mattina. Tipica è la “Prigatoret” (ragazzi ed adulti si travestono con un lenzuolo bianco e chiedono cibo in elemosina in nome dei defunti). Durante la settimana santa si assiste a “Java e Madhe”. Il lunedì e martedì: mattutino dello sposo, il mercoledì: mattutino dello Sposo e somministrazione dell’olio santo, il giovedì: lettura dei dodici vangeli, il venerdì: solenne funerale per la morte di Cristo e processione, il sabato: Gloria (mattino) e funzione della Fjalza e Mirë A Pasqua, Celebrazione della Divina Liturgia in Piazza Giovanni XXIII, con distribuzione di uova colorate e kuleçe. La seconda domenica dopo Pasqua, Shën Mëria Këtje Lartë Eianina: Festa della Madonna di Lassù, con vespro presso il rudere del Santuario della Madonna di Lassù. Dal 30 luglio al 13 agosto, presso la chiesa di S. Maria Assunta, celebrazione della Paraclisis in onore della SS.ma Madre di Dio.Il 14 agosto, sempe presso la stessa chiesa, vi è la distribuzione dei pani devozionali di San Rocco. Il 14 settembre: Esaltazione della Croce Chiesa di S. Maria Assunta con celebrazione della Divina Liturgia, benedizione del basilico, processione e gioco delle noci. Di particolare interesse vi è da segnalare le danze, “Vallet”, che si svolgono il lunedì e martedì dopo Pasqua e la seconda domenica dopo Pasqua a Ejanina, durante le quali donne in costume tradizionale marciano posizionandosi a ferro di cavallo guidate dai caporali e intonando antiche rapsodie che ricordano le gesta dell’eroe nazionale di Albania G. Castriota Scanderbeg. La Vallja,durante il suo percorso si concentra su un punto disegnando, con coreografie semplici e movimenti lenti, un vortice concentrico, il quale si riapre, sempre a ferro di cavallo,  nella stessa direzione di marcia precedentemente intrapresa. La “Ridda”, percorrendo la strada principale di Frascineto saltuariamente accerchia e cattura simbolici nemici i quali, in seguito al pagamento del riscatto (bevande o cioccolatini), ritornano liberi.Da segnalare “Calabria Festival”, Festival internazionale del folklore che si svolge ogni anno in periodi diversi.
Tra le feste di San Basile, vi è da segnalare il 25 maggio la festa patronale di S. Giovanni Battista, la festa patronale di S. Maria Odigitria il lunedì e il martedì dopo la Pentecoste con solenne processione e  la  festa della dormizione della Vergine, con processione serale il 15 Agosto.
Nell'ambito dei paesi albanesi, Firmo vanta uno dei più belli ed elaborati costumi popolari europei: un costume che nella realtà odierna è quasi del tutto scomparso, ma di cui vengono gelosamente conservati gli esemplari rimasti. In Febbraio, nel paese, vi è  la Commemorazione dei defunti, che si celebra nel penultimo sabato del mese ,ovvero il Carnevale per i latini. Da segnalare il  2 Maggio la festa solenne di  S. Attanasio protettore di Firmo, nel pomeriggio la processione e si usa cospargere di fiori le vie del paese. Il 31 dicembre  il prete annuncia il numero dei nati, dei morti e dei matrimoni nell'anno. Tra le danze di Firmo,segnaliamo “Le vallje” che si festeggiano in occasione della festa patronale di S. Attanasio, il 2 Maggio, a differenza delle altre comunità arbëreshe, ove si svolgono nella settimana che segue la Pasqua.
Tra i riti  di Lungro, vi è da segnalare la funzione liturgica del sabato santo, in cui avviene lo spargimento di fiori come preannunzio della risurrezione, si ha il canto notturno del Cristo Risorto; coinvolgente è il canto pasquale comune per tutti i popoli di rito bizantino.
                                      
Concludiamo il percorso ad Acquaformosa, dove la prima e l'ultima domenica di luglio si compie ormai da tempi immemorabili  il pellegrinaggio al più alto santuario della Calabria, quello di S. Maria del Monte  a 1450 m.s.l.m.. In novembre si svolge la sagra della castagna, dove alle ottime castagne si accompagna un altrettanto ottimo vino locale, il tutto accompagnato da canti  e  danze.

Pernottamento in loco presso una delle strutture ricettive dei comuni visitati.
In mattinata ultimo giorno trasferimento in aeroporto di Lamezia Terme e stazioni ferroviarie di Sibari, Paola o Castiglione Cosentino.

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Itinerario 3 - La Natura che Incanta

Quando si attraversano territori come quelli che da Civita ci portano ad Acquaformosa non si sa mai in quale splendida cornice ambientale ci si può imbattere, dallo spettacolare canyon delle Gole del Raganello sino a località Timpone del Pino, 1434 m.s.l.m.,  dove è possibile ammirare degli splendidi esemplari di pino loricato.

Primo giorno: in mattinata, subito dopo l’arrivo, inizio del percorso

Il territorio di Civita appare estremamente diversificato, tanto che varie e ricercate sono le sue "emergenze ambientali". L’attrattiva maggiore è costituita dalle Gole, incise per quindici km nelle rocce del Pollino; caratteristico è il Corso del Raganello che, nel suo cammino verso il mare, offre col suo letto l'esempio tipico della fiumara calabrese, che nello specifico, è contornata dai caratteristici tormentati calanchi di chiara argilla e dai grigi secolari uliveti. Affascinanti sono le pareti rocciose e le Dolomie del Demanio e di Porace, vere palestre per rocciatori e regno incontaminato e incontrastato degli ultimi pastori alpinisti; le Grotte, misteriose ed affascinanti per le loro leggende, così come ambite dallo spirito di avventura degli speleologi. Civita è un punto base per l' escursionismo verso le vette del Pollino. Bellissima è la flora mediterranea, che con ricchezza mostra tutta la sua varietà di esemplari, dai vasti lecceti, al pino d'Aleppo aggrappato alle rocce, all'euforbia prorompente.

Attiguo a Civita vi è Frascineto, caratterizzato da un  territorio montano, che presenta infatti un fitto bosco dove giganteggia il faggio da cui prende il nome l'intera area (la Fagosa). Qui si trovano alcune sorgenti di acqua fresca e cristallina; la più importante è la Fontana del Principe.

Il territorio di San Basile è caratterizzato da campi coltivati,  ed appartiene al complesso montuoso di Orsomarso e Verbicaro. Caratteristica è la Sorgente della Fata.

Pernottamento in loco presso una delle strutture ricettive aperte oppure, in alternativa,  in un comune limitrofo come Castrovillari, dove è possibile trovare una più ampia offerta di hotels, agriturismi, b&b e ristoranti.

Seconda giornata di soggiorno

Nel ripartire verso Firmo ci si imbatte nell’antica fontana Ka KruKuvela (Covella), posta in una posizione incantevole da cui si ammira il massiccio del Pollino e la piana di Sibari. Il suo territorio è attraversato dai fiumi Tiro e Garga.

Da Firmo raggiungiamo agevolmente Lungro che è caratterizzata da altopiani dalle  bellezze naturalistiche uniche, come la piana di Campolongo, il piano del Faggio, il bosco di Sant’Elia , il piano del Minatore che porta fino al monte Caramolo, tutti caratterizzati da estese faggete e pinete. Il punto più alto è rappresentato dal monte Pellegrino, 1987 m.s.l.m., in cima al quale, nelle giornate limpide si può ammirare il mar Ionio e quello Tirreno.
Il percorso si conclude ad Acquaformosa,  le cui  risorse naturalistiche più importanti sono: bosco Taverna e bosco Fingjilzit (loc. Carbonella), fiume Grondo e torrente Galatro, con le sue Gole, le sorgenti Taverna, Palazzo, Madonna del Monte e del Magnesio; il Timpone del Pino (1434 m.s.l.m.), dove vegetano esemplari di pino loricato; Cozzo Farneto, Cozzo dei Coltelli, Piano Palazzo, Cozzo della Lepre, Cozzo del Timpone Spaccato. In località Palazzo è prevista l’apertura di un’oasi faunistica per i rapaci.
E’ possibile pernottare in loco oppure terminare il percorso e trasferimento per l’aeroporto di Lamezia Terme e stazioni ferroviarie di Sibari, Paola o Castiglione Cosentino.

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Itinerario 4 - Quando l’Eno-Gastronomia diviene Estasi dei Sensi

Quando i prodotti della terra vengono rielaborati dalla manualità tramandata da secoli, di massaia in massaia, il frutto ottenuto è un’estasi di profumi e di sapori unici come quelli che si possono assaporare in questi territori.

Primo giorno: in mattinata, subito dopo l’arrivo, inizio del percorso

Il gustoso itinerario eno-gastronomico inizia a Civita ove importante è la produzione privata di vino (cerasuolo e rubino), olio d'oliva extravergine di frantoio, formaggio pecorino e ricotta stagionata, insaccati (tra cui la soppressata intera e la "nduja", una specie di salsiccia composta con le parti secondarie del maiale), carni di capretto e di agnello e prodotti caseari, apprezzati per merito dei pascoli del Pollino ricchi di erbe medicinali e aromatiche. Diversi sono i ristoranti nei quali è possibile assaggiare le prelibatezze tipiche del posto.

Il percorso approda poi a Frascineto, Città del Vino dal 2001, in cui è possibile degustare l’alchimia del Doc Pollino che nasce dall’incontro tra le scure bacche del magliocco canino, vitigno autoctono, e dell’aglianico. Anime rosse, rubino e cerasuolo, dal sapore ampio e strutturato i cui riflessi violacei sprigionano note fresche ed inebrianti di menta, tabacco e frutti rossi. Di notevole interesse il bianco, ottenuto dalla vinificazione di uve Il Vino - Vera verdena, iuvarella e montonico bianco. I vini Doc Pollino sono il complemento essenziale per saltare la cucina del territorio: rrashkatjel shpie me lëng shtjerri o kaciqi (maccheroni fatti in casa e conditi con sugo di carne di agnello o capretto), preparazioni a base di carni rosse, shtridhëla me fasule (particolare formato di pasta fatta in casa condita con fagioli), lakra me fasule me kothra e me nula (antica minestra a base di verdure, cotiche e salsiccia grassa), asoje per mbrënda (succulenta pietanza a base di interiora di agnello). Importante è anche la coltivazione delle olive da cui si ricava un ottimo olio certificato con il marchio Dop. Da segnalare l’importante sagra “Calici di stelle” con degustazione vini locali (10 agosto). Molteplici sono i ristoranti nei quali è possibile assaggiare le prelibatezze tipiche del posto. La possibilità di pernottare e soggiornare è garantita dalla presenza di un albergo e di due affittacamere.

Seconda giornata di soggiorno

Al mattino si parte per San Basile, con i suoi prodotti tipici particolarmente ricercati, tra cui olio d'oliva, vino, crocette di fichi secchi, mostrarda d'uva, formaggio pecorino, salumi e miele. Gustosi sono i piatti tipici del posto: maccheroni al ferretto, pasta strizzata, tagliatelle con ceci, cavatelli, cereali cotti e sanguinaccio.

Si prosegue con Firmo, la cui cucina, per motivi storico-culturali, è rimasta tenacemente attaccata alle proprie tradizioni. Essa è ricca di prodotti della terra ed è per questo molto genuina. Parte preponderante della gastronomia locale è la pasta fatta in casa, che assume le forme più svariate. Si ricordano: Shtridhlat, tipo di pasta filata; Rrashkatjel, pasta lunga simile ai bucatini, lavorata con un piccolo tubo in paglia detto "cannuccia"; Dromesat, sorta di polenta impreziosita dal sapore dell'origano; Strangulat, tipo di pasta cavata, corrispondente ai succulenti gnocchi,ecc.. Tali pietanze, che si preparano in quasi tutte le famiglie firmensi, possono essere considerate una base di recupero ai fini turistici; chi ha infatti assaggiato almeno una volta uno di questi piatti, per riassaporarli deve tornare sul posto. Molti gustosi sono anche i dolci, di cui i più conosciuti sono: Petullat, morbide frittelle a forma di ciambella; Kanarikullat, una sorta di cannoli di pasta sfoglia fritti e poi intinti nel miele; Kassetelel, pasta sfoglia ripiena di nutella o marmellata, di ricotta o mostarda; Xhurxhullet, un torrone fatto coi semi di sesamo.
I sopra elencati dolci sono tipici delle festività natalizie. Altrettanto gustosi sono: Viskotet, taralli salati con l'aggiunta di semi di anice; Viskotinet, taralli dolci. Nel periodo pasquale si usa preparare le Tortenet, ciambelle cosparse d'uovo. A Firmo è presente un solo ristorante.

A due passi da Firmo troviamo Lungro, in cui è possibile assaggiare, nei due ristoranti-pizzerie presenti, primi piatti tipici tra cui drums, strangulra, tumac, rrashkatjel, qull, shtridhëla, fidhilt, hullongrat e secondi piatti come drudhezit, cingaridhet, puftea. Tipici sono anche i dolci: kulaci, grispellet, xhuxhulet, kanari kulit, bukunotet, nusezat, viskote pashkvet, viskote të pervëluara, fiq të barda, kriqezit. Da segnalare la “Sagra dello strutto”, che si svolge in estate. La possibilità di pernottare e soggiornare è garantita dalla presenza di un albergo a tre stelle con parcheggio roulottes, da un agriturismo, un campeggio montano e due rifugi montani.

Il percorso si conclude ad Acquaformosa, dove è ancora molto radicata la cultura delle conserve fatte in casa e degli insaccati di maiale come salsiccia, sopressata, prosciutti, ecc., cosi come l’usanza di fare il vino in casa. Uno dei prodotti tipici più importanti  è la  castagna, la quale viene utilizzata in diversi modi: come farina per fare il  pane di castagne, le castagne al forno, ecc.  La possibilità di pernottare e soggiornare è garantita dalla presenza di un B&B.

La cultura eno-gastronomica è molto radicata anche nei paesi limitrofi al percorso, dove vi è la presenza di numerosi ristoranti riconosciuti per le loro pietanze, sia nel territorio regionale che in quello nazionale, tra cui ricordiamo i Comuni di Altomonte, Morano, Castrovillari, Saracena, ecc.., riconosciuti da certificazioni di vini I.G.T. Il comune di Saracena è presidio Slowfood per il moscato, Altomonte ha un ristorante appartenente all’Unione Ristoranti del Buon Ricordo.
Fine del percorso e trasferimento per l’aeroporto di Lamezia Terme e stazioni ferroviarie di Sibari, Paola o Castiglione Cosentino.