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Anselmo Lorecchio

 


Un giornalista arbëresh al servizio dell’indipendenza dell’Albania

a cura di Antonio D’Alessandri (Università Roma Tre)

Nacque a Pallagorio, il 3 novembre 1843. Conseguì la laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Napoli il 21 dicembre 1868.

Dal 1878 avviò una brillante carriera nella Pubblica Amministrazione, dopo essere già stato (dal 1869) procuratore presso la Corte d’Appello di Napoli. Fra gli incarichi che gli furono attribuiti vi furono quello di Delegato scolastico, di Agente demaniale. Da ricordare, infine, gli incarichi politici: segretario del Consiglio provinciale di Catanzaro, sindaco di Pallagorio, nonché delegato o titolare di varie inchieste di carattere amministrativo, economico ecc.

1895, l’anno della svolta: Anselmo Lorecchio rispose all’invito apparso su Il Mattino di Napoli del 19-20 agosto in cui si chiamavano gli albanesi d’Italia al Congresso di Corigliano Calabro, firmato dal comitato promotore presieduto dal De Rada. Partecipò, dunque, ai lavori del I Congresso linguistico albanese (1-2 ottobre) dove fu costituita la Società nazionale albanese di cui fu eletto vicepresidente. Il presidente onorario era Girolamo De Rada, presidente effettivo Pietro Camodeca de’ Coronei. Gli obiettivi della Società erano prettamente culturali (anche se, implicitamente, erano in essi compresi anche quelli politici): 1) alfabeto unico; 2) compilazione di un dizionario; 3) pubblicazione di una rivista italo-albanese; 4) apertura di relazioni con la madre patria.

1897: eletto, per acclamazione, presidente della Società nazionale albanese al II Congresso linguistico albanese di Lungro (20-21 febbraio). Solo poche settimane prima, il 15 gennaio, era apparso il primo numero di La Nazione Albanese, la rivista italo-albanese organo della Società. Da questo momento in poi tutte le energie di Anselmo Lorecchio saranno spese in questa grande impresa culturale e politica che egli stesso così descrisse nel 1904:

La Nazione Albanese ha cominciato a vedere la luce in Pallagorio (Catanzaro) Italia nel gennaio 1897 col motto SHQIPERIA AVANTI, e continua a pubblicarsi tuttavia quindicinalmente, come ha cominciato. Sostenitrice a tutt’oltranza, e senza mai contrattazione o ritrattazione, dei diritti nazionali, rifuggente da qualsiasi influenza straniera, è divenuta in breve tempo, e fin dal suo primo apparire, quello che si dice giornale popolare; palestra nella quale han trovato e trovano posto tutti gli scrittori Albanesi, di grido o facenti le prime armi, che della santa causa han fatto il loro ideale. È stato pure, ed è, il bersaglio più designato alle ire di tutti i nemici del nome Albanese, resistendo sempre agli attacchi, alle ingiurie ed a tutte le possibili traversie. In compenso ha saputo acquistarsi, per la lealtà e la rettitudine, numerosissimi attestai di simpatia e di completa adesione al programma.  

La nascita di La Nazione Albanese avvenne in un momento particolarmente delicato per le sorti dell’Albania e per gli equilibri politici dell’Europa del tempo. In particolare la questione albanese fu il terreno di gioco in cui si confrontarono gli interessi imperialistici dell’Italia e dell’Austria-Ungheria. L’opera di Anselmo Lorecchio si inserisce proprio in questo contesto: egli seppe conferire valore politico chiaro ed esplicito al movimento intellettuale degli arbëreshë e il giornale da lui fondato e diretto fu il principale strumento impiegato per tradurre aspirazioni culturali in un progetto politico.

1898: pubblicò La questione albanese, scritti vari, in cui raccolse la maggior parte degli articoli e delle lettere apparse tra il 1895 e il 1897 su varie testate locali (Il Calabro, La Giostra) e nazionali (Il Resto del Carlino, La Stampa, La Riforma, ecc.). Tale volume è il compendio dell’attività giornalistica e intellettuale di Lorecchio prima della nascita di La Nazione Albanese.

1900: si trasferì a Roma, dove, l’8 aprile, fondò il Comitato nazionale albanese, continuazione e allo stesso tempo evoluzione della vecchia Società: «abbiamo stimato opportuno – osservava Lorecchio – costituire qui in Roma, ch’è il centro da cui irradiano tutte la civiltà [sic]; ch’è la capitale della libera Italia così amica a noi, un Consiglio Nazionale Albanese, identificato nel programma e nelle nobilissime tradizioni della nostra Società Nazionale». Lorecchio era fautore di un’azione politica moderata, sulla scia dell’insegnamento del De Rada. Era estraneo a qualsiasi forma di rivolta armata per raggiungere l’indipendenza albanese.  

1904: dopo pochi anni di vita, La Nazione Albanese già poteva vantare un numero di interventi e di articoli davvero ragguardevole. Lorecchio pubblicò allora il volume Il pensiero politico albanese in rapporto agli interessi italiani, di oltre 550 pagine, contenente documenti, lettere, articoli, telegrammi, ecc. relativi al suo giornale nel contesto balcanico ed italiano del tempo. Tale volume era sia un tentativo di bilancio dei primi anni di vita della rivista, sia un modo per sensibilizzare in maniera sistematica il governo e l’opinione pubblica italiani nei riguardi dei diritti della nazionalità albanese e degli interessi dell’Italia nell’Adriatico e nel Mediterraneo.

1900-1911: un decennio cruciale per le sorti dell’Albania: le voci di Lorecchio e di La Nazione Albanese si levarono costantemente in favore della costituzione di uno Stato shqipetaro. Per rendere meglio l’idea dell’importanza che quel giornale aveva, soprattutto a livello internazionale, bisogna ricordare che esso fu costantemente ostacolato e boicottato dai servizi postali dell’Austria-Ungheria, con il risultato che, in alcune parti dell’Albania, esso aveva difficoltà di circolazione, mentre nel resto delle province dell’Impero ottomano aveva libera diffusione. 
L’attività di Lorecchio in questi anni fu febbrile: articoli, lettere, petizioni, riunioni, iniziative, progetti. Era quello un momento in cui anche altri esponenti italo-albanesi si stavano mobilitando in favore dell’Albania, tentando di coinvolgere direttamente illustri personaggi della vita pubblica italiana: un nome su tutti, Ricciotti Garibaldi, figlio dell’Eroe dei Due mondi. Lorecchio, invece, aveva riposto le sue speranze nel nobile spagnolo Juan de Aladro y Perez de Valasco Castriota, di cui sosteneva la discendenza da Skanderbeg e da cui, inoltre, si faceva finanziare. Aladro Castriota apparteneva a quel variopinto mondo di personaggi che, proprio in quegli anni, si stavano mobilitando in favore dell’Albania nella speranza di ottenerne un giorno l’eventuale trono.
L’attività di Lorecchio si dispiegò anche in molteplici tentativi di coinvolgere il Governo italiano ad incrementare le relazioni commerciali con i territori albanesi. A questo proposito egli offriva la mediazione della Società nazionale albanese, a nome della quale si indirizzò più volte al ministro degli Esteri italiano dell’epoca, Emilio Visconti Venosta. Il suo pensiero si riassumeva nei due slogan «Albania agli Albanesi» e «l’Adriatico è mare Italiano e mare Albanese».
Senza dubbio, però, il settore nel quale Lorecchio fu più attivo era quello giornalistico. Oltre a La Nazione Albanese, egli era presente su varie testate romane e nazionali attraverso la sua infaticabile opera di sensibilizzazione, sotto forma di lettere e petizioni, sui temi del Risorgimento albanese. Importanti furono anche due suoi interventi del 1911 sulla prestigiosa Nuova Antologia, di cui uno dedicato al tema, a lui molto caro, della trasformazione e del riordinamento del collegio di Sant’Adriano di San Demetrio Corone.

1912: l’opera svolta da Lorecchio fu riconosciuta e apprezzata da illustri personalità albanesi e, pochi giorni dopo la proclamazione dell’indipendenza e la costituzione del governo di Valona, Ismail Kemal indirizzò ad Anselmo Lorecchio le seguenti parole: «I vostri auguri pel compimento dei nostri comuni ideali ci giungono graditissimi. Siamo sicuri delle simpatie e del concorso cordiale di tutti gli Albanesi d’Italia. La vostra opera di vecchio lottatore sarà degnamente apprezzata dalla libera Albania».

Dal 1912 iniziò la difficile vicenda dello Stato albanese, di lì a poco travolto dagli eventi della Grande guerra. A Parigi, nel 1919, una modesta delegazione shqipetara cercò di sostenere strenuamente i diritti del proprio popolo. L’opera di Anselmo Lorecchio che, si può affermare, ebbe la sua massima rilevanza nel corso del primo decennio del Ventesimo secolo, proseguì anche in questa nuova fase: pubblicò il volume di oltre trecento pagine Albania: memorandum per l’independenza albanese, 1920 e, l’anno successivo, l’opuscolo L’Albania è ammessa nella Società delle Nazioni. Il Capo della delegazione albanese alla Società delle nazioni era monsignor Fan Noli che da Ginevra, il 22 dicembre 1920, inviò una lettera di ringraziamento per Lorecchio e La Nazione Albanese: «Mio caro amico – scriveva Fan Noli – avendo terminato la mia missione con successo, io penso sempre a coloro che vi han contribuito, e voi ne siete uno».
Quel giornale, quei volumi e quegli opuscoli, pubblicati da Lorecchio in quasi trenta anni di attività, avevano contribuito al conseguimento di alcuni importanti obiettivi del movimento nazionale albanese di cui il pallagorese era stato senza dubbio uno dei protagonisti.

Anselmo Lorecchio si spense nella sua casa romana di piazza San Giovanni in Laterano il 22 marzo 1924. Con la sua scomparsa, finirono anche le pubblicazioni di La Nazione Albanese. Nel Paese delle aquile, invece, alla fine del 1924 prese avvio il lungo regime autoritario di Zog che si concluse solo nel 1939, con l’occupazione italiana.
L’opera di Anselmo Lorecchio si colloca in quegli anni cruciali, compresi tra la fine dell’Ottocento e gli anni Venti del secolo successivo, in cui furono gettate le fondamenta di uno Stato albanese indipendente.   

Letture:

Anselmo Lorecchio, Il pensiero politico albanese in rapporto agli interessi italiani, Roma, Tipografia operaia romana, 1904.

Oreste Camillo Mandalari, Gl’Italiani per l’Indipendenza della Nazione Albanese. Un secolo di apostolato, Roma, Archivio storiografico dei reduci di guerra, 1936.

Oreste Camillo Mandalari, L’Albania nell’opera di Anselmo Lorecchio, Roma, Archivio storiografico dei reduci di guerra, 1939.

Stavro Skendi, The Albanian National Awakening 1878-1912, Princeton (New Jersey), Princeton University Press, 1967.

Giovanni Laviola, Società, comitati e congressi italo-albanesi dal 1895 al 1904, Cosenza, Luigi Pellegrini editore, 1974.

Angelo Tamborra, Il primo ingresso degli italo-albanesi nella politica balcanica (1885-1886), in Rassegna storica del Risorgimento, a. LXVII (1980), n. 3, pp. 339-345.

Ennio Maserati, Momenti della questione adriatica (1896-1914). Albania e Montenegro tra Austria ed Italia, Udine, Del Bianco, 1981.

Francesco Guida, Ricciotti Garibaldi e il movimento nazionale albanese, in Archivio storico italiano, a. CXXXIX (1981), n. 507, disp. 1, pp. 98-138.