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BIBLIOTECA DI
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TOMMASO PACE

Potrebbe sembrare strano, eppure dalla Valle del Sarmento, dove sono ubicate, tra le altre, anche le comunità arbëreshe di San Costantino e di San Paolo seppe levarsi, nel periodo risorgimentale, un grido di orgoglio unanime, un afflato di alti ideali e di libertà che, nel suo piccolo, seppe dare un contributo al RisorgimentoItaliano.

Giovani e anziani si unirono in nome del tricolore. In questi paesi dove molti erano analfabeti, dove in tante case imperversava la miseria, dove pochissime erano le famiglie dei galantuomini, in tanti si fecero trasportare da quel vento di ideali di libertà.

La storia di questi patrioti, noti e meno noti, la storia di questa Valle è stata oggetto di studi anche di autorevoli studiosi.

E’ in questa atmosfera che va collocata la figura di Tommaso Pace.

Questi nacque a San Costantino Albanese il 20 gennaio 1807 da Erminio e Maria Marta Smilari.

Appartenente a ricca famiglia di galantuomini, frequentò il Collegio italo-albanese di San Demetrio Corone in provincia di Cosenza e completò a Napoli gli studi di diritto. Fu avvocato in Napoli e nel periodo preunitario lavorò come osservatore nel grande Archivio, poi Archivio di Stato. Fu questo incarico che gli permise di consultare documenti inerenti la presenza degli Arbëreshë nel Regno delle Due Sicilie.

Nel 1848 partecipò attivamente alla vita dei circoli liberali, per questo fu destituito dall’incarico nel Grande Archivio.

Dopo la luttuosa giornata del 15 maggio 1848 che vide svanire il giuramento del re Ferdinando II alla Costituzione, rientrò aSan Costantino e, sindaco di questa comunità, concorse ad organizzare insieme al medico Alessandro Tamburri, di origine calabrese e probabilmente arbëreshë, confinato dal 1846 a San Paolo Albanese, le forze liberali della Valle del Sarmento, dove San Costantino e Noja, l’attuale Noepoli, costituivano i centri più importanti del reclutamento.

Tenente della Guardia Nazionale fu a Campotenese al comando di un reparto di volontari, sostituendo il Tamburri, e fu ferito in uno scontro presso Morano Calabro.

Accusato con il figlio Erminio e altre 31 persone di San Costantino di “Cospirazione ad oggetto la distruzione e il cambiamento del legittimo Governo mercè armamento effettuato contro l’Autorità Reale”, fu destituito dalla carica di Sindaco.

Usufruì della sovrana indulgenza del 17 gennaio 1854 e, con provvedimento del 9 giugno 1855, la Gran Corte Criminale di Basilicata dispose l’archiviazione degli atti a suo carico. Tuttavia, fu incluso tra gli attendibili politici e fu sottoposto a sorveglianza di polizia.

Nel 1855, accusato di aver costituito con Alessandro Scutari una setta segreta nei paesi della Valle del Sarmento fu implicato in un nuovo processo per “ cospirazione “.

Nel 1859 aderì al movimento murattiano. L’anno successivo accettò il programma del Comitato dell’Ordine di Basilicata e nell’agosto organizzò le forze liberali di San Costantino.

Partecipò ai moti insurrezionali e nell’ottobre alla repressione delle manifestazioni antiliberali nella zona del Pollino. A riguardo è interessante quanti scrive il giudice Alessandro Smilari di San Paolo Albanese nel suo “Cenno storico delle reazioni del 21 ottobre 1860 nel Circondario di Lagonegro – Lettera diretta al Signor Vincenzo Dorsa”, edito a Cosenza nel 1862.

Per la seconda volta fu Sindaco di San Costantino e nel settembre del 1861 con Raffaele Brescia, altro patriota di spicco, sventò una cospirazione promossa da una associazione borbonica che, da Senise, operava nei paesi del Distretto di Chiaromonte.

Poliglotta, infatti, intorno al 1877 si dedicò anche all’insegnamento della lingua greca.

Fu sempre interessato ai problemi del suo paese natio, nel 1840 pubblicò a Napoli una memoria giuridica dal titolo “Notizie storiche sul demanio e municipio di San Costantino Albanese

nella provincia di Basilicata” che ripubblicò a Napoli nel 1877 per i tipi della Tipografia de’ classici italiani, dove tra le tante problematiche affronta quella relativa all’origine e la fondazione

di San Costantino.

Tradusse dall’albanese alcuni canti popolari, che raccolse in un volumetto dal titolo “Rapsodie popolari dei Suliotti” edito a Napoli nel 1839.

Nel 1845 pubblicò sul giornale Athina di Atene un sunto in neogreco di un saggio di Girolamo De Rada, già apparso nel 1840 sulla rivista napoletana Il Lucifero sotto il titolo “Divinazioni pelasghe” e rielaborato e ristampato nel 1844 con il titolo, parzialmente modificato, “Identità degli Albanesi con i Pelasghi”.

Questo articolo del Pace tradotto in romeno e pubblicato sulla rivista Curieru Roman di Bukarest da J. Eliade Radulesku contribuì, certamente, a divulgare la tesi del De Rada sulla presunta origine pelagica degli Albanesi tra gli intellettuali della comunità albanese della Romania.

Nel 1846, reduce da un viaggio da Atene, pubblicò “Una visita ad Atene”. Trattasi di un breve resoconto dove l’autore palesa le sue impressioni di viaggiatore. Nello stesso anno partecipò  al Congresso degli Scienziati tenutosi a Napoli.

Morì a San Costantino il 26 luglio 1885, all’età di 78 anni, come riportato nel Registro di morte, Atto n. 19, parte I – Comune di San Costantino Albanese. L’atto viene steso il 27 luglio 1885.

 

 

 

Pace T.

Notizie storiche sul demanio e municipio di San Costantino Albanese nella Provincia di Basilicata

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