Page 6 - L'Acqua Muta, l'Acqua Nuova, l'Acqua Rubata
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Francesco Altimari



            variazioni dovute ai diversi contesti rituali e ai calendari religiosi di riferimento a
            cui, tramandatosi sino ai giorni nostri, si è potuta o si è dovuta adattare.
            Nella sua fondamentale monografia Sacralità dell’acqua e sacrilegio dei ponti. Persistenza
            di simboli e dinamica culturale (1977) l’antropologa Anita Seppilli associa giustamente
            la simbologia dell’acqua nelle diverse culture tradizionali e, più in generale, il suo
            valore salvifico giustappunto richiamato anche all’interno di queste pratiche rituali,
            a  una proiezione mitologica delle  acque primigenie  da  cui nasce il Cosmo e
            all’esperienza prenatale dell’uomo nel liquido amniotico. E così l’acqua dei mari e
            dei fiumi come modello archetipico dell’immaginario mitologico e religioso di
            diverse culture, del Mediterraneo e oltre, viene collegata a nascite o rinascite insigni:
            ritroviamo così Mitra che nasce sulle sponde di un fiume, Afrodite/Venere che nasce
            dal mare di Cipro, Mosè che rinasce perché “salvato dalle acque” del fiume Nilo,
            Gesù che nella religione cristiana rinasce col battesimo  nelle acque del fiume
            Giordano.
            Da qui discende la visione della centralità salvifica dell’acqua all’interno delle
            diverse religioni: nell’induismo, nell’ebraismo, nell’islamismo e nel cristianesimo.
            Come sottolinea Annamaria Rivera: “l’universalità di tale motivo ha a che fare con il dato
            empirico ed esperienziale del legame fra l’acqua e la vita, fra l’acqua e la fertilità, fra l’acqua e
            la nascita, e dunque  della sua indispensabilità  e preziosità.  Contrariamente  a ciò  che
            sostengono i guardiani delle ortodossie, i teorizzatori degli scontri fra civiltà, i difensori di
            queste o quelle “radici” religiose esclusive, i pensieri, le immaginazioni e le pratiche  del
            trascendente, così come le culture in generale, sono legati gli uni agli altri in un continuum
            fatto di ininterrotti scambi, prestiti, sincretismi, métissages” .
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            La rigenerazione  -  nelle vesti di purificazione  o di protezione  dalle influenze
            malefiche - attraverso l’acqua trova riscontro all’interno della tradizione cristiana, in
            una serie di momenti rituali che vengono associati ad alcune feste centrali del suo
            calendario liturgico  -  pensiamo alla celebrazione del battesimo  di Cristo nel
            Giordano (6 gennaio), ma anche alla festa del natale di San Giovanni Battista (24
            giugno), coincidente non casualmente con l’equinozio d’estate, ma anche a pratiche
            precristiane che pur se inglobate poi nel calendario cristiano, sono sopravvissute
            nella religiosità popolare per riaffermare il valore purificatorio e magico dell’acqua
            (ma anche del fuoco) di fronte alle influenze del male assicurando così la rinascita
            della luce. Ma la ritroviamo anche in altri contesti calendariali per segnare momenti
            “pasquali” decisivi, cioè di passaggio tra il vecchio e il nuovo anno, sia in riferimento
            a  cicli e  capodanni  richiamati dall’antico calendario romano  (che fino alla  tarda
            repubblica iniziava il 1°marzo), ma anche a feste che si sono poste al centro della
            rivelazione cristiana come il Natale e la Pasqua, benché già presenti e radicate in
            tradizioni e culti religiosi precedenti l’avvento del cristianesimo, il quale ereditandoli
            dal mondo romano e dal mondo ebraico, li ha successivamente rielaborati ponendoli
            al centro del proprio calendario liturgico.





            1  Annamaria Rivera (2003/2004), “In origine fu l’acqua” (pp.24-29) in In Oltre, numero sette, anno sesto, Jaka
            Book, Milano, p.25.
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