Page 10 - L'Acqua Muta, l'Acqua Nuova, l'Acqua Rubata
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Francesco Altimari



            astinenza dalla parola che in questo come in altri riti e culti speciali ad essa dedicati,
            rievoca simbolicamente la potenza rigeneratrice e la funzione salvifica dell’acqua
            sacralizzata dal silenzio.
            Ma da  dove trae origine questo rito arcaico?  Riteniamo da una rimodulazione
            sincretica, con apporti  religiosi eterogenei  partendo  dal messaggio biblico  -
            “Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza» (Isaia, 12;3) - di uno dei diversi
            riti di  rigenerazione della natura, che  prima del cristianesimo, in epoca classica,
            scandivano  nell’arco della primavera  alcuni  momenti di  commemorazione dei
            defunti e di ricordo degli antenati e identificati nei cosiddetti rosalia , specialmente
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            in Italia e in Macedonia. Tali ancestrali elementi cultuali si sono poi via via adattati e
            integrati nell’annuncio della resurrezione di Cristo nel nuovo Testamento.
            Per descrivere il momento rituale di passaggio dalla vita vecchia alla vita nuova, in
            cui religione e magia spesso si confondono,  Vincenzo Dorsa  riprende il  forte
            simbolismo dell’acqua  e dell’uovo  che ricorrono  non casualmente  proprio  nel
            periodo particolare che segna il cambiamento di stagione:
            “L’acqua e l’ovo adunque col sole di primavera trionfante dell’inverno, nella occasione della
            Pasqua, ricordano la origine del mondo che si rinnova mercé l’opera riparatrice di Cristo.
            Perciò in Calabria ogni famiglia si provvede allora dell’acqua nuova: la ripone in orciuolo
            nuovo, e questo adorna di nastri e di fiori, munisce di un briciolino di sale appesovi a un filo
            come rimedio contro le malie e manda al prete per benedirla. Di poi ciascuno della famiglia,
            cominciando dai genitori, ne saggia un poco; e quando le campane della Chiesa suonano a
            festa per celebrare la risurrezione di Cristo di quell’acqua spruzzano la casa (…) invocando
            così la buona fortuna e l’abbondanza” .
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            Questo rito dell’Acqua nuova è al centro della veglia per eccellenza - quella pasquale
            – che sin dalle origini ha avuto per la comunità cristiana un significato e un impatto
            profondi,  richiamandoci la processione  ad fontes  che sta  alla base  delle origini
            battesimali della veglia stessa, in cui al termine del catecumenato, che si svolgeva
            durante la quaresima, si celebrava il battesimo di massa dei neo-convertiti, cerimonia
            che si ripeteva poi nell’ottava di Pasqua – la domenica in Albis .
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            13  Uno di questi cicli commemorativi, legati alle “rusalle” albanesi e arbëreshe e che partiva proprio da questo
            sabato per giungere  sino  al martedì successivo,  si  è poi trovato sovrapposto alla  Pasqua, determinando
            all’epoca della Controriforma degli energici interventi di censura da parte delle  autorità  ecclesiastiche.
            L’interferenza dei due calendari – di quello precristiano e di quello cristiano – sta all’origine dell’inquisitorio
            intervento della Chiesa cattolica che dopo la visita apostolica (1629-1630) del vescovo Andrea Pierbenedetto
            nelle diocesi di Rossano e Bisignano portò alla proibizione in Calabria  - tranne che nelle comunità di Civita,
            Eianina e Frascineto, da lui per fortuna non “visitate”! - delle Rusalle  e delle “Valle” ad esse associate del
            periodo pasquale e il loro successivo confinamento in talune comunità come pratica di tipo ludica affidata ai
            bambini o  in altre comunità  arbëreshe neutralizzate e riposizionate nel periodo del Carnevale. Tracce
            linguistiche dei rosalia si ritrovano anche nel calendario liturgico cristiano a partire dall’età medievale: il Du
            Cange (1883-1887) ci riporta Pascha Rosata e Pascha Rosarum con cui si indicava nel medioevo in Italia e in
            Spagna la Pentecoste. Ma anche la stessa Domenica delle rose che segue la festa dell’Ascensione deriverebbe dai
            “rosalia”, celebrati più volte nell’arco temporale della primavera.
            14  Vincenzo Dorsa (1884), op.cit., p.48.

            15  Queste pratiche rituali popolari di tipo paraliturgico, lasciate in balia di se stesse ed emarginate se non
            combattute dal potere, civile ed ecclesiastico, hanno finito per allontanarsi dal loro nuovo e riadattato alveo
            storico-liturgico cristiano, finendo per non essere più comprese. L’acqua nuova o l’acqua muta che continua ad
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