| ABITANTI: 1.230 ( venoti )  FESTA PATRONALE: Sant’Andrea Apostolo 30 novembre SUPERFICIE DEL COMUNE: 23 Km² DENSITÁ: 63 abitanti/Km² ALTITUDINE: 242m s.l.m. VIE DI COLLEGAMENTO 
                  •	Strade: A3 uscita Lamezia Terme/Catanzaro - SS: 280 "Due Mari" fino all’uscita per Vena di Maida (al bivio ponte Calderaio) - provinciale per Vena. •	Treni: FS a lunga percorrenza stazioni di Lamezia Terme.
 •	Autobus: linea Jacurso/Catanzaro e Vena di Maida/Lamezia Terme.
 •	Aereoporto: Lamezia Terme.
 EVIDENZE  NATURALISTICO-AMBIENTALI  
                  Il paese è circondato da campagne  coltivate: uliveti, vigneti, campi di grano e coltivazioni di alberi da  frutta.  Nella zona si trova un’area  picnic attrezzata (I Granci).  EVIDENZE SOCIO-ECONOMICHE 
                  Agricoltura:  
                    
                      olive (si segnala la presenza di un oleificio), grano,  legumi, frutta, frutta secca.  
                                      Artigianato:  
                    Pastorizia:
 
                      ancora oggi sono presenti allevamenti di caprini,  suini e bovini, dai quali si ricavano ottimi formaggi e pregiati salumi. Ristoranti, gelaterie, pasticcerie, pizzerie, enoteche,  ecc:
 
  
    Jolly  barbar  “Giallorosso”bar  in piazza 
                  Strutture extra-alberghiere (campeggio, agriturismo,  residence, ostello, casa in fitto, B&B): 
                  
                    agriturismo  “A Jinostrara”bar-pub-pizzeria  “Il Ritrovo” 
                  Impianti sportivi:  
                  
                    campo  di calciocampo  di calcettocampo di  bocce 
                  Sportelli bancari e postali: n.1 ufficio postale                      Ospedali vicini: Lamezia  Terme e Catanzaro EVIDENZE STORICO-ARTISTICO-CULTURALI 
                  Note storiche L’invasione dell’Arbёria da parte dei turchi durante  il XV secolo permise l’insediamento della comunità arbёreshe nei territori del  Regno di Napoli e delle due Sicilie. Diverse ondate migratorie avvennero tra il  1448 e il1852. All’inizio del XV secolo, una parte di migranti si recò in  Sicilia, l’altra rimase nella provincia di Catanzaro e fu così che vennero  fondati Caraffa, Vena, San Nicola dell’alto, Carfizzi e Pallagorio. In  particolare, secondo lo storico Gaetano Boca, Vena sorse in località  “Castiglione Calamizza”, nelle vicinanze dell’omonimo casale; con il tempo la  nuova sede fu poi stabilita su un lembo del “Giardino del duca”, tra le  contrade “Katropè” e “Bari i zi”. Questi erano territori confiscati dal re  Alfonso I d'Aragona a Luigi Caracciolo, conte di Nicastro e Signore di Maida. Festività: 
                  
                    S. Andrea Apostolo: 30 novembre. La festa religiosa  patronale è molto sentita dalla popolazione di Vena. Il 30 novembre la comunità  partecipa alla messa e alla processione.Maria SS. di Bellacava: 17/18 agosto. La festa si  svolge in due giornate. Durante la prima, viene allestita una piccola fiera e  nel tardo pomeriggio si svolgono la celebrazione religiosa al santuario e la  processione, preceduta da una lunghissima fiaccolata e dalla banda, che arriva  fino alla chiesa di S. Andrea, al centro del paese. In tarda serata, concerti  in piazza. La seconda giornata prevede la processione, sempre accompagnata da  una fiaccolata, che si svolge però all’interno del centro storico del paese. La  festa si conclude con un concerto e con i fuochi artificiali.Sagre: durante l’anno, ma soprattutto  durante la stagione estiva, si svolgono diverse sagre, fra cui quella delle  “scilatelle”, dello spezzatino, della bruschetta… 
                  Risorse urbanistiche  
                    < foto - scorcio paesaggistico  del centro >                   Gli  insediamenti abitativi arbëreshë sono caratterizzati, nelle zone più antiche,  da abitazioni di piccole dimensioni, affiancate le une alle altre in blocchi  divisi da strette stradine che si inerpicano per i pendii su cui si adagia l’  abitato, o li percorrono seguendo le curve altimetriche. Spesso le case si  aprono su piccoli spiazzi, che costituiscono il fulcro della gjitonia (il vicinato). Le abitazioni  meno povere si elevano su due piani e presentano non di rado piccole scale  esterne che conducono a ballatoi sui quali si apre la porta d’ingresso ai  locali riservati alla famiglia, mentre il livello sottostante è adibito a  locali di deposito o era riservato agli animali domestici. Le abitazioni più  antiche sono in pietra, mattoni e malta, con muri rifiniti scoperti o rifiniti  da intonaco grezzo. Si distinguono pochi palazzi che erano di appartenenza  delle famiglie più in vista, caratterizzati da grandi portali in pietra.  Risorse architettoniche /  Architetture “minori” e “colte” 
                  
                    Chiesa di S. Andrea Apostolo 
 
  
 Si trova  nella Piazza principale del Paese e le sue fonti storiche risalgono alla metà  del XVIII Sec. Le notizie storiche si fermano all’episodio della visita del  Vicario Apostolico della diocesi di Nicastro Paolino Pace risalente al 1769. La Chiesa è costituita da  una navata centrale, in fondo alla quale è situato l’altare maggiore, sul quale  si innalzano due colonne laterali che sostengono  una nicchia, dove viene  conservata la statua del Patrono S. Andrea Postolo. All’interno della chiesa vi  sono altri due altari minori uno sul lato destro, contenente una nicchia,  dove si trova la statua dell’Immacolata Concezione, e uno sul lato sinistro  dove si trova la statua del Sacro Cuore. Più in fondo, sempre sul lato  sinistro, quasi vicino all’altare maggiore, si trova una nicchia nella quale è  situata la statua di S. Francesco di Paola. L’ultimo restauro della Chiesa  risale al 1992; prima del restauro, sul fondo dell’abside, esisteva un affresco  che raffigurava la   Crocifissione di S.Andrea, opera del pittore Gioacchino  Alemanna. All’esterno la chiesa si presenta con una facciata di stile del tardo  Seicento costituita da un’alzata superiore, dove si trovano due nicchie vuote  al centro delle quali si trova una finestra di forma rettangolare.
 
 
Santuario di Bellacava
 < foto - santuario della Madonna di Bellacava >
 
 Si trova in località “Croce”. E’ una  chiesetta a pianta di croce latina sormontata da una piccola cupola cui si  accede tramite un portone ad arco. All’interno, si trova un'unica navata in  fondo alla quale è situato l’altare maggiore.
 
 
Palazzo Petruzza 
 
  
 Situato sulla piazza principale, è un edificio  in pietra su due piani. A piano terra si accede tramite due ingressi. Il piano  superiore è caratterizzato da due balconi e tre finestre ad arco a tutto sesto.
 
 
Palazzo Giordano 
 
  
 Di recente  restauro, è un palazzo in pietra che si erge su due piani, dotato di una  spaziosa soffitta, nella quale è stato creato un terzo ambiente abitativo. La  parte frontale presenta, a piano terra, tre ingressi, di cui solo quello  centrale è ora adibito all’accesso e, al piano superiore, un’ampia balconata in  ferro battuto.
 
 
Icona della Madonna di Bella Cava 
 
   
 E'   un’icona che si trova fuori dal paese, in campagna, laddove la leggenda vuole  che la Vergine  sia apparsa. E’ costruita in pietra e al suo interno vi è la raffigurazione  della Madonna SS. di Bellacava.
 
 
La fontana grande (kroi i madh)
 
  
 Di recente restauro, è l’unica fontana del paese. È costituita da  tre vasche, di cui una veniva usata come abbeveratoio per gli animali. La  struttura è in pietra e cemento ed è sormontata da una tettoia con dei lampioni  che illuminano lo spiazzo antistante.
 
                  Risorse  archivistico-documentarie 
                  Associazioni culturali: 
                  
                    Pro LocoAssociazione “Vena arbëreshe”Gruppo folkloristico di canto e danza 
                  Personaggi: EVIDENZE DEMO-ETNO-ANTROPOLOGICHE 
                  Alimentazione e piatti  caratteristici: 
                  
                    Cibi quotidiani:
                      
                        
                          Shtridhla (strizzate):sorta  di spaghetti diffusi in una vastissima area, che si preparano assottigliando  progressivamente, con abili movimenti delle dita, un impasto abbastanza sodo di  acqua e farina. Il condimento d’elezione  è il ragù di capretto o di agnello, ma si combinano egregiamente anche con  fagioli e ceci.Dromsat (briciole): sulla farina disposta sulla spianata in uno  strato compatto dello spessore di mezzo centimetro, vengono fatte cadere con la  mano abbondanti gocce d’ acqua, e si preparano di volta in volta le palline che  in tal modo si vengono a formare, ripetendo l’ operazione fino ad esaurimento  della farina. Il modo migliore per gustarle è quello di farle cuocere  immergendole in un sugo adeguatamente liquido di pomodoro aromatizzato con  basilico e cipolla, ma non sfigurano accoppiate ai legumi.Stragujat (strozzapreti): noti anche come strangulra,  farkul, gavatjelra, sono un tipo di gnocchetti che si preparano lavorando  l’ impasto di farina ed acqua in bastoncini sottili da tagliare poi a tocchetti  della lunghezza di circa due centimetri, che saranno successivamente incavati  con le dita, eventualmente appoggiandoli su una forchetta, in modo da formarvi  su una delle superfici delle scanalature che serviranno a trattenere meglio il  condimento.Rrashkatjel (maccheroni): maccheroni al ferretto, da condire con ragù di  agnello o capretto, sempre a base di sola farina ed acqua, ma qualche volta con  l’ aggiunta anche di poche uova, ove se ne desideri una maggiore tenuta in  cottura.Pastic (pasticcio): si tratta, in sostanza,  di un timballo di carne cotto al forno e preparato racchiudendo la carne di  agnello disossata e aromatizzata con aglio, alloro, rosmarino, eventualmente  pepe nero e condita con poco olio, o, meglio, strutto, e sale dentro ad una  sfoglia di pasta non lievitata in una teglia da forno. Peta: una specie di grande  focaccia a base di farina, acqua, uova, sale e in qualche caso anche strutto e  zucchero, modellata dividendo l’impasto in quattro grossi bastoni ed unendoli  in treccia alla quale viene conferita una forma ovale, rifinita tutt’intorno da  un altro bastoncino di pasta attorcigliato.   
                  
                    Dolci  tradizionali:
                      
                        Petulla(Zeppole, frittelle fatte con farina, patate e  lievito)Nakatulla(nacatule, fatte con farina, zucchero, uova e  vino)Kuzupë(cuzzupa fatta con farina, zucchero e uova)Pitë Nepete (pitta fatta con farina,  uova e mostarda, cioè marmellata di uva)Pupekje(“canestrini” fatti con farina, ricotta, sale  e vino)Kuleçe(biscotti, ciambelle fatte con farina,  zucchero, uova e lievito) 
                   Giochi popolari: 
                  
                    Rrolleza o rrollezit: occupava un posto importante  tra i passatempi, consiste nel lancio di un disco su una superficie piana, di  solito una strada. In sostituzione a tale disco a volte veniva anche utilizzato  del formaggio (djathi) o una palla di piombo.Gurzit: il gioco  delle pietruzze con cui si divertivano i bambini. Si faceva con cinque piccole  pietre di uguale misura, una delle quali veniva lanciata in aria e doveva poi  essere riafferata con una mano prima che cadesse a terra, previo ritiro.                Piciku o maca (la mazza): è un altro gioco al quale partecipano  due squadre di uno o più componenti. Con una tavoletta di legno dotata di un’  impugnatura, oppure con un semplice bastone di legno, il giocatore di una delle  due squadre lancia un cilindretto di legno appuntito alle due estremità  (klindra), che la squadra avversaria deve afferrare con le mani o anche con la  gonna sollevata, affinché non cada a terra. Se vi riesce, si passa al  lanciatore successivo, altrimenti un giocatore della sua squadra, avanzando di  un certo numero di passi stabilito all’inizio del gioco, dovrà colpire col  cilindretto la tavoletta di legno o il bastone, che sarà stato intanto  appoggiato per terra, ad un muro o ad una pietra; se la tavoletta viene  colpita, si passa al lanciatore successivo, altrimenti, la persona che ha  effettuato il tiro prende la mazza e con essa colpisce tre volte il  cilindretto, cercando di mandarlo il più lontano possibile. In base alla  distanza raggiunta rispetto al punto di appoggio della mazza, alla squadra  viene assegnato un certo punteggio, che può essere accettato o meno, in questa  seconda evenienza si procederà alla verifica della distanza, che sarà misurata  con la mazza . Esauriti i tiratori di una squadra, s’invertono le posizioni,  fino al raggiungimento del punteggio che era stato stabilito all’inizio del  gioco. Il gioco della campana: molto diffuso tra i  ragazzi, di esso si conoscono due varianti: una giocata su un campo quadrato  suddiviso in cinque quadranti laterali ed uno centrale, l’altra giocata su sei  quadranti disposti a croce a quattro braccia. Il gioco dei bottoni  (thumberiz) era invece esclusivamente riservato ai maschi: ciascun giocatore faceva  rimbalzare un bottone alla volta contro il muro, cercando di farlo arrivare il  più possibile vicino al primo lanciato. Quello che si avvicinava di più,  vinceva tutti i bottoni sul campo. Una sua variante, che prevedeva l’uso di  monetine, veniva giocata di nascosto, poiché vivamente disapprovata dai  genitori.                 DOCUMENTAZIONE 
                  
                    Archivio comunaleVena degli Albanesi nella Calabria del Regno di  Napoli – Giuseppe Giordano, Brenner Editore, Cosenza,  20091-Gluha 1-Dhamburaty e Zhotitty Kristi (Passione di nostro  Signore Gesù Cristo) – G. Gangale, 1962                   |