Page 18 - LA CHIESA DI SANT'ADRIANO
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Adriano Mazziotti
differenti e a volte contraddittorie, tanto da guadagnarsi
addirittura poteri taumaturgici, secondo la superstizione
popolare, e da legarlo così al culto di Esculapio, dio della
medicina.
Forse l'ignoto artista che lo ha realizzato ha inteso alludere
alla tentazione demoniaca, alla malvagità diabolica, al
peccato originario e al maligno sempre incombenti a
istigare l'uomo contro i comandamenti divini o al ruolo
avuto dal serpente nel Paradiso terrestre.
Non è da escludere, tuttavia, anche la valenza positiva del
rettile, quale simbolo di rinnovamento, rigenerazione dopo
il cambio della pelle, e quindi di resurrezione, ma anche di
immortalità; concetto, questo ultimo, che il Cristianesimo
ha mutuato dalle religioni antiche e coltivato attraverso i
secoli.
In questa ottica, ad accreditare l’accezione positiva della
sua figura, concorrono sia il richiamo ad un passo del
Vangelo in cui Gesù ricorda ai discepoli di essere “semplici
come la colomba, attenti e prudenti come il serpente”, sia la
constatazione che il pastorale di molti vescovi e abati
termini con la testa di serpente, quale guida accorta nel
governo della comunità religiosa a loro affidata.
Gli altri due serpenti perfettamente allineati in una sorta di
limite, con le bocche spalancate e lo sguardo rivolto verso
l’ingresso, sembra vogliano dissuadere il fedele dall’andare
oltre, verso l’altare, luogo della luce di Cristo, la salvezza,
che il credente si guadagna dopo aver superato il diabolico
ostacolo.
Una oculata visione consente di scorgere frammenti e
iscrizioni disseminati qua e là sulla superficie calpestabile.
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